Yes...And



Da bambino nelle recite scolastiche hai fatto ... il suggeritore e  -in linea di massima - non hai mai gradito essere - o sentirti - al centro dell'attenzione. Più che parlare, ami ascoltare - e a volte ci riesci pure bene.

Ma il punto è un altro





Ma il punto - infatti - è che - per circostanze varie - hai deciso che è (era, sarebbe, sarà?) ora di uscire da questa cosiddetta 'zona di comfort'- qualunque cosa significhi. Ma cosa è e cosa non è la zona di comfort,  (sì, si scrive con la 'emme'), non è l'argomento di questo post. Immagini comunque che più o meno tutti se ne abbia una almeno vaga idea.  La zona di comfort è un concetto della psicologia, è quando si esce dai propri limiti, quando si accetta l'insicurezza per superarli. Hai trovato dieci motivi per abbandonare la zona di comfort, questa baia tranquilla del pensiero, per entrare in mare aperto. Ti sembrano uno più desiderabile dell'altro, ma quelli che ti son apparsi più attraenti hanno a che fare con la fiducia in te stesso e con la scoperta di potenzialità che non sapevi di avere. In qualche modo, ti sembra che almeno alcuni tra gli altri otto, possano sgorgare come conseguenza esistenziale da uno di questi due.


Ad ogni modo. Un bel giorno, scorrendo sbadigliando la pagina FB, ti è capitata sotto gli occhi una delle pochissime pubblicità di qualcosa che vale la pena: un corso di improvvisazione teatrale. Per chi, come te, ha fatto da bambino al massimo l'albero sullo sfondo o ha raccontato dal palco con voce flebile e tempi storti una triste barzelletta alla quale non ha riso nessuno, nemmeno,  i tuoi genitori, quale occasione più straordinaria per riprovare a fare amicizia col teatro, a ... USCIRE DALLA ZONA DI COMFORT?


Per farla breve, dopo le lezioni promozionali, ti sei iscritto, hai fatto conoscenza con le ragazze e i ragazzi della tua 'classe', e insieme avete iniziato a improvvisare... prima che arrivasse il coprifuoco a bloccare tutto.


Una cosa bellissima però sei riuscito a portarla a casa: la regola di "Yes...And".



Che cosa è? Ecco, immaginate di riuscire a ricordare - la prendi un poco alla lontana - quando giocavate da bambini, all'asilo, alle elementari: come veniva facile inventare insieme storie. Un bimbo ne iniziava una "facciamo che io ero" e poi 'agiva', finché una bambina diceva "e allora facciamo che io ero", e poi tocca a te, "facciamo che allora io facevo". ecc ecc. Capito? Nell'improvvisazione del gioco i bambini creano, agiscono, e credono pienamente nel gioco che stanno facendo, sono affiatati, si intendono al volo e la storia, il gioco, segue le sue regole semplici ma complesse, fino all'epilogo - o fino a che non suona(va) la campanella.

Lo stesso devono più o meno fare quegli attori che svolgono teatro di improvvisazione. Per gli adulti, che non ricordano più la libertà dalle inibizioni di quando si era bambini, può essere molto difficile. 

Cose come l'ego, la paura del ridicolo, l'orgoglio, il protagonismo, devono scomparire - per non rovinare tutto. Sì, invece, all'apertura, all'ascolto, alla condivisione, alla collaborazione, alla cooperazione, alla immaginazione di un obiettivo comune, accettato da tutti, condiviso e considerato come desiderabile e auspicabile. Lasciarsi andare, decidersi a fidarsi di chi ti sta vicino.


Pensate a tutti quelli che dicono sempre 'NO', che ostacolano, che si oppongono e che impongono - volta per volta - le loro idee, i loro comportamenti, i loro gusti, i loro interessi. Che spreco di forze, che limitatezza di visione e di risultati, che deprimenti pochezza di lungimiranza.  Che vita non vissuta - tutta racchiusa nella zona di comfort.


Yes...And è la regola aurea della improvvisazione a teatro: chi la segue, diviene più attento, più reattivo, più generoso, più creativo, perfino più esplosivo, se è fortunato. Ma Yes...And è anche facile  - si fa per dire - da trasferire anche alle strategide del quotidiano, oppure delle buone pratiche in un attività, in un impegno, in un attivismo. 

Invece del muro contro muro, invece dell'allontanamento e del disprezzo di quanti invece dovremmo 'sedurre' - in un'ottica strategica, è chiaro - ci sarebbero possibilità di nuove soluzioni, apertura di nuove prospettive, magari pure inattese e impensate - in una virtuosa eterogenesi dei fini che potrebbe realizzare spazi di diversa vita vissuta. E non dovrebbe importarti (importarci) se è difficile da fare, se a volte il vaffa è più semplicistico, rapido, 'naturale', spontaneo.


Non è possibile? A te, quando ne hai sentito parlare, son venuti subito in mente i cani.

I cani camminano nel mondo con tutti se stessi: usano il loro naso raffinatissimo per leggere le cose che sono intorno a loro. Si prendono i tempi e gli spazi per decidere, per valutare, per scegliere. E, in un certo modo, non si tirano mai indietro. Sanno sempre rilanciare con una nuova controproposta - in genere assai più creativa delle - per esempio - proposte che gli tocca di ricevere da noi. Lo fanno tra loro cani, con successo - e in tal modo aumentano la qualità della loro esistenza - lo fanno anche con noi, e continuano a farlo, anche quando gli appare chiarissimo che noi siamo limitati, irrigiditi, rattrappiti. 

Ecco, un sentire rattrappito, una vita rattrappita, sono forse due delle cose più tristi e - sì, anche - catastrofiche che possano accader(ci).


Perciò, in conclusione, speri che i corsi teatrali riprendano al più presto.

Nel frattempo, magari, ti è venuto in mente - dato che la tua flessibilità è aumentata e dato che la tua creatività si è rinfrancata - di provare a imparare a fare l'uncinetto - per sperimentare più intensamente il qui e ora.

Nessun commento:

Posta un commento

Metodi alternativi alla vivisezione. I risultati di Arti Ahluwalia

la dottoressa Arti Ahluwalia , direttore del Centro di Ricerca "E.Piaggio",  Università di Pisa Bioreattori, Nanobioscopie, Modell...