Laika: tutti i post con la sua storia

 


Lei è Laika, rinchiusa nella sua capsula, ripresa in questo filmato di documentazione. Il frammento è contenuto in un video YouTube che Veganzetta pubblicò nel 2014. In fondo lo riporterai anche tu.

Perciò, se lo vedrete, vi sembrerà di osservare l'epifania di un dolente fantasma: l'immagine sgranata 'balla', come nei vecchi televisori mal sintonizzati, ma si vede benissimo come Laika stia abbaiando senza posa. Sta chiamando. Sta chiedendo aiuto




Hai scritto diversi post a proposito di Laika, su 'laconfidenzalenta'.

Con la nuova versione - e con la ricorrenza della sua morte nello spazio appena passata - ti sembra l'occasione giusta per rivisitarli, uno per uno, tutti insieme.

Il 20 novembre 2014 hai parlato di Laika e le coccole:  la fiducia e l'intelligenza di Laika, che ha provato sempre in tutta la sua vita a interagire con gli umani, è stata ricompensata con la più tipica delle monete umane: quella del tradimento.

Il tradimento della fiducia, il capovolgimento della generosità in inferiorità; lo stravolgimento dell'intelligenza in automatismo condizionato con l'uso delle macchine implacabili, l'annullamento della giocosità nella paura e nell'angoscia. Nel più caratteristico modus operandi della vivisezione. 

Laika che cercava le coccole e le carezze, avrò forse creduto di trovare umani buoni con lei, come si vede nel bellissimo fumetto di Nick Abadzis (ne riparli fra poco); ma la sua fede incrollabile, alla fine ha dovuto sbriciolarsi contro l'orgoglio ideologico e impersonale che travolge la vita perché non la vede -  o la vede solo come strumento da assoggettare-usare-consumare-disintegrare.

Il suo "dove sei?" - "non lasciarmi sola!" - "torna qui!" risuona sempre.


Prima di essere 
Laika, lei era Kudryavka - o Kudrjavka: significa 'ricciolina'. Hai scritto, il 4 novembre 2016.
Laika, prima di finire nella rete intricata (la rete che la ucciderà)  delle lotte antropocentriche che gli umani sono bravissimi a fare tra di loro - col coinvolgimento, però, di molti altri animali, loro malgrado - non era Laika
Era Kudryavka (che si può scrivere anche Kudrjavka), Ricciolina: una meticcia nata tra quattro mura povere, presto randagia, che ha conosciuto la strada, con tutto il suo bene e il suo male, le bontà rare e inaspettate, le crudeltà onnipresenti, sempre in agguato, letteralmente dietro ogni angolo. Ci hai riflettuto, risfogliando il capolavoro di Nick Abadzis, sul quale ti sei commosso ogni volta che lo hai letto: sei perciò convinto che questo fatto sia importantissimo; il fatto, cioè, delle origini randagie, peripatetiche, di Ricciolina. Un nome dolce, datole da due dolci donne della prima famiglia dove si è trovata ad aprire il naso, per brevissimo tempo.
Come in una favola dickensiana, ben presto sarà la strada, la sorte che tocca alla entusiasta e coraggiosa canina. Le due donne saranno un ricordo, mai più ritrovate. Dopo di loro, solo umani crudeli, egoisti, meschini, avidi, vendicativi. Kudryavka, insomma, è sempre invisibile, tranne quando qualcuno decide che è un fastidio, una molestia, un pericolo, un nemico - un estraneo da eliminare, da allontanare. Proprio in virtù della sua anima libera e girovaga, Ricciolina non perderà mai la sua incoercibile voglia quasi fisica di amare qualcuno: una voglia struggente, paragonabile a un bisogno fisico, che si fa tanto più intensa, quanto più è disattesa, inascoltata. Questo è - tu credi - il bisogno più che fisico che stringe il cuore e allo stesso tempo preme da dentro per scoppiare fuori dalla pelle, di ogni cane - specialmente di quelli traditi e abbandonati. Questo sentimento è la chiave di tutta la storia, la forza e allo stesso tempo lo strazio di Kudryavka.- è Il motivo per cui mentre leggi, anche se sai lo svolgimento della storia, vorresti con tutte le tue forze che le svolte tremende che puntuali accadono quando devono accadere, prendessero invece un'altra direzione, liberando Ricciolina e te, lettore affranto, dalla costrizione, dall'asfissia senza scampo di un destino sempre più stretto, angusto, buio - e di doverlo leggere.  [...] è una tua propria convinzione. Di quelle che ti fanno cambiare irreversibilmente la visione delle cose che accadono, nel qui e nell'ora, che è un ovunque e un sempre, di questo mondo.
Per una combinazione perversa di malignità crudele e di avidità, Kudryavka finirà nel laboratorio di medicina aeronautica: e da questo momento in poi, la dimensione della crudeltà, la implacabilità di molti umani, succubi alle ideologie (e aggiungi: alle pratiche) di dominio, diventerà infinita, le disavventure in strada, quei patimenti, non sono niente al confronto. Da ora in avanti, all'opposto che per la strada, Laika sarà sempre visibile, sempre raggiungibile, controllabile, osservabile, misurabile, forzatamente disponibile e manipolabile. In tutto il deserto buio di solitudine e disorientamento, Kudryavka troverà solo una persona dolce con lei, Yelena Alexandrovna Dubrovsky. giovane assistente russa. (Il personaggio è inventato, ma è molto credibile e struggente).
Su di lei Ricciolina potrà tornare a riversare tutto il suo trascinante amore, la sua entusiasta dedizione, la sua incrollabile fiducia.
Che verrà tradita. Alla fine, il vero e proprio calvario scientifico di Kudryavka - d'ora in avanti, Laika - avrà solo un istante di sollievo, il ricordo, struggente, di Yelena - la prima bambina. La bellezza dell'anima di Ricciolina, la libererà alla fine, dalla trappola incomprensibile in cui è stata rinchiusa dagli umani - mentre, [...] la bruttezza gretta delle menti e dei cuori [dei nostri cuori umani, ci ha reso sempre schiavi e prigionieri].
Quello di Laika è un autentico calvario, con le sue tappe, le sue 'stazioni' (se conoscete il fumetto, non potete scordarvele): ma non ha nulla di sacro, né di salvifico, innanzitutto perché Kudryavka NON ha voluto quel destino - come nessun animale vuole il destino crudele che gli riservano gli umani. Poi perché, per gli umani, a dispetto delle apparenze, da gesti simili , da simili imprese, non sembra venire una qualche soluzione, o salvezza, ma, invece, un avvitamento sempre più stringente, nella propria ubris.
Sogna spesso, sogna tanto, Ricciolina, sogna sogni belli e colorati e profumati e odorosi di corse e occhi felici e abbracci protettivi.(Non c'è cane che non sogni, o che abbia speranze e desideri per il proprio futuro, se è per questo: questo, ogni cane che ha vissuto insieme a te, te lo ha mostrato con limpida inequivocabile chiarezza).
Ricciolina, che nei suoi sogni sognava di correre a mettersi acciambellata nel grembo profumato delle donne che le hanno voluto bene, alla fine si addormenterà patendo le sofferenze nel grembo di ferro del razzo in orbita. 


Nel 2017 erano esattamente sessanta anni dal volo della piccola Laika. Ne hai scritto anche quel 3 novembre 2017.
[...] Non sono pochi, sessanta anni, per continuare a venire dimenticata. Nel ristretto orizzonte antropocentrato di un certo modo di raccontare i fatti storici, Laika continua a rimanere solo un mezzo, un oggetto o, al più: una cavia.  Invece, è stata il primo individuo terrestre a lasciare la superficie del pianeta natale anche se, forse, avrebbe preferito non farlo mai. 

Hai trovato riassunti tanti dettagli della sua dolorosa missione, questa volta ti sembra l'occasione giusta per ricordarli, mentre rimandi al link dove li hai letti. Particolari forse risaputi, ma che non è male ricordare alla memoria. 

Laika era docile e intelligente, superò tutti i test e perciò venne scelta per il lancio. Non era l'unica cagnetta coinvolta nell'esperimento, tuttavia.
Le piccole cagnoline sono state costrette a passare molte ore in una centrifuga. Inoltre, vennero 'abituate' a stare immobili a lungo in una capsula di soli 80 centimetri, che vennero via via ridotti. [Ecco] Un dettaglio che ti ha fatto girare la testa, [le vertigini per l'incredulità]: si preferirono le femmine, poiché potevano fare pipì senza alzare la gamba...
E quasi certo, poi, che furono sottoposte ad alcuni interventi chirurgici invasivi, per essere preparate al lancio. 
Era previsto che Laika facesse un certo numero di orbite.  All'epoca, i sovietici non erano ancora in grado di far tornare in modo sicuro sulla Terra un mezzo spaziale: si sapeva già che Laika non sarebbe tornata. lei doveva solo dimostrare che è possibile vivere in assenza di gravità, oltre che diventare immagine di propaganda sovietica.  Laika doveva fare circa 8-10 giorni in orbita: morì dopo poche ore, poiché il veicolo non era sufficientemente schermato contro il calore dei raggi solari e si trasformò molto presto in un forno. Dopo 9 orbite e una manciata di ore, il cuore di Laika cedette, per il colpo di calore e la disidratazione estrema.

[Immaginate quanto dolore, nell'agonia.]

La versione ufficiale, mai smentita per decenni, fu che Laika venne eutanasizzata attraverso il cibo somministratole durante il volo, per impedire che soffrisse (una ipocrisia rivelatrice).
Invece, il suo corpo carbonizzato è stato recuperato il 14 aprile 1958, all'interno del satellite - sua bara - precipitato sulle Antille.

Laika è diventata - da allora - un'extraterrestre.
"dove sei?" - "non lasciarmi sola!" - "torna qui!" 

Nel 2018, hai ricordato Laika parlando di una canzone, di cui venisti a sapere per puro caso. Una canzone per bambini, che parlava di lei.

La ballata di Laika
Fu scritta da Daisy Lumini e Beppe Chierici.
Appare nel vinile del 1975: LP 'Il paese dei bambini con la testa' .
Dice [la grafica] Valentina  Margonari:"Beppe e Daisy erano cari amici del mio papà e io insieme a lui nel 1975 avevo fatto la copertina per questo LP 'Il paese dei bambini con la testa'.Era un collage fatto con la stoffa"




Laika - Kudryavka  bau-bauva a più non posso la sua protesta, ma gli umani le dicevano ciao ciao e la trattavano come 'cane da strapazzo'.

Una canzone di protesta, nella forma lieve e gentile e leggera di una ballata per i bambini - quelli piccoli e quelli cresciuti [...].
In un disco di protesta, la protesta politica e musicale: una forma di protesta che deve esserci, che non può mancare o venire ignorata o trascurata, in qualsiasi movimento che voglia lottare contro regole inique stabilite dal dominatore più forte e tutte a suo esclusivo vantaggio.

Perché Laika protestava, con tutte le sue forze [...].


Malyshka, "Piccolina"; Lissichka, "Piccola volpe"; Kussachka, "Una che morde tutti"; Modnitsa, "Modaiola"; Otvazhnaka, "Coraggiosa".


Belka e Strelka, che sopravvissero



E arrivi al 2019.
Tutte le Laika sulla Terra.

Nel febbraio 2017,  vennero ritrovati per caso i diari inediti di Oleg Gazenko, responsabile del "Piano animali spaziali" dell'Urss, con nomi, date, dieta, analisi, programma di allenamenti, ma anche annotazioni malinconiche e fiori lasciati a essiccare tra le pagine ingiallite in memoria degli eroi a quattro zampe scomparsi. Furono rinvenuti casualmente da Lada Lekaj nell'archivio dell'Istituto per i problemi medico-biologici dell'Accademia delle scienze russa (Imbp), sono stati pubblicati per la prima volta nel 2017 dalla Novaja Gazeta, il giornale di Anna Politkovskaja.

In questi diari, Gazenko racconta che 50 cani vennero spediti in orbita dall'URSS. Venti morirono in volo, mentre molti dei sopravvissuti vennero vivisezionati.
Fu risparmiata la vita a molto pochi, quando si considerava che era loro dovuto, perché si erano meritati di continuare a vivere: Tsigan ("vagabonda"), Belka e Strelka ("scoiattolo" e "freccia").

Vennero scelti tutti cagnetti meticci, 'bastardini' - perché più docili e resistenti dei cani di razza. 
I requisiti fisici erano ferrei: meno di 35 centimetri di altezza, non oltre 43 centimetri di lunghezza, dal naso alla coda, meno di 6 chili di peso. Non era molto lo spazio dentro le navicelle. Anche l'aspetto contava, per quando sarebbe arrivato il momento in cui mostrare gli 'eroi' al mondo, a maggior gloria dell'URSS (è il periodo della Guerra Fredda, la tensione è sempre altissima, lo spazio è una prova di forza ideologica ancora prima che una ciclopica impresa scientifica e tecnologica).

Gazenko racconta le sofferenze e i test che patirono le cagnoline, racconta la loro fiducia nei confronti degli umani che le manipolavano -quanto mal riposta!
Nelle ultime pagine, lo scienziato si rattrista per la morte di Lissichka, Volpetta, alla quale si era affezionato.

Laika "piange da sola" (Pasquale Pozzessere). Di sicuro, piansero tutte le altre sue 'sorelline' (chissà perché, ti viene spontaneo pensarle tutte femmine).
Questo pianto, che non si può consolare, né si deve dimenticare, è di sicuro uno dei più tremendi retaggi degli umani. Che sono giunti a un livello inafferrabile di 'potenza' scientifica e tecnologica, ma sono ancora incapaci di sentirsi della stessa sostanza, della stessa materia di tutti i viventi terrestri. Incapaci di farsi orientare da altra emozione che non sia la ferocia indiscriminata e sistematica. I risultati si vedono. Ma se questo pianto suscita qualcosa, allora che sia per l'impegno alla cura, alla sollecitudine, che sia per il ritorno in mezzo agli altri animali.

Quante Laika ci sono, oggi? Centinaia di milioni. Miliardi, forse. Laika è ogni cane anziano che viene abbandonato in canile - il suo intero universo esistenziale viene travolto dal caos.
Coi cani, gli umani hanno instaurato un rapporto di schizofrenico dominio e di uso negato o nascosto, anche quando si maschera da amore.
Laika, quindi, sta ai cani, così come i cani stanno a tutti gli altri animali.

"dove sei?" - "non lasciarmi sola!" - "torna qui!"


La ballata di Laika, il testo:

 Sono Laika una bianca cagnolina
e vivevo a quattro zampe ed abbaiavo
mi azzuffavo con i gatti e alla mattina
rincorrevo le galline nel pollaio
se vedevo un bel cane per la strada
io provavo un non so che di emozione
perché anche tra noi bestie mal che vada
c'è chi prova un sentimento, una passione

Non potevo lamentarmi del padrone
che con me si comportava umanamente
nella ciotola i miei dì la mia razione
era là sempre abbondante puntualmente
non capivo che intendessero gli umani
allorché io li sentivo sospirare
accidenti questa qui è vita da cani
quando a loro avevo niente da invidiare

Un bel giorno all'improvviso fui portata
in un posto tutto lucido e imponente
fui trattata come fossi un'ammalata
ma vi giuro non avevo proprio niente
mi cucirono alla pelle certi cosi
collegati con dei televisori
su cui c'erano programmi ben noiosi
delle onde dei zig-zag, dei bip sonori

Mi scocciava tutta quella roba addosso
voi sapete che la lingua di noi cani
è bau bau e lo dicevo a più non posso
ciao ciao Laika rispondevano gli umani
poi un giorno mi trovai in una gabbia
senza sbarre molto simile ad un razzo
non vi dico quale fosse la mia rabbia
che mi usassero da cane da strapazzo

Non crediate che finisse lì la cosa
me ne fecero ancora delle belle
ad una velocità vertiginosa
mi lanciarono nel cielo fra le stelle
e così me ne morii sola soletta
nella capsula tra spazi siderali
ed allora io capii che gran disdetta
sono gli uomini quei poveri animali

Se un giorno andate a Mosca scoprirete
che mi han fatto su una piazza un monumento
quale onore per un cane penserete
aver tale e tanto riconoscimento
ma sappiate se mi avessero concesso
di esprimere una qualche mia opinione
non avrei mai accettato lo confesso
d'esser cavia all'uomo e alla sua ambizione

Sono gli uomini a volere ad ogni costo
l'avventura la gloria e d il successo
per noi bestie pur di stare al nostro posto
quel che siamo va benissimo lo stesso









2 commenti:

  1. https://cavegan.wordpress.com/2016/07/21/due-poesie-per-laika/

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  2. carissimi! :) (sospetto di sapere chi siete ;) a proposito, peché non vi registrate? ). Vi rinrazio per la segnalaione. e volete, la aggiungo el corpo del post. sono due poesie molto diverse e molto belle.

    RispondiElimina

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