Uncanny Valley




Ecco un ricordo di quando andavi al mare, da bambino.
Conoscete Alassio? Ha un bel lungomare, che porta piano piano fino al cosiddetto budello, cioè le viuzze centrali dove si concentrano i negozi e negoziati soprattutto turistici. In questi negozietti puoi trovare di tutto. Dopo tutta la giornata in spiaggia e dopo la cena in albergo, qualche volta si usciva, a fare la passeggiata del lungomare e spesso la meta era il budello.
Solo che, nel budello, c'era un negozio che ti terrorizzava. Il timore di capitargli davanti ti rovinava tutta la passeggiata, ed eri contento e sollevato quando si rientrava  prima di passargli davanti - a volte, simulavi stanchezza peer spingere mamma e papà a tornare indietro.
Ricordi che, per prepararti a fronteggiare il passaggio davanti al negozietto spaventosi, ti eri imopegnao a mandare a memoria il percorso nel budello - quante svolte, quanti bivi, quante piazzette, i lampioni, gli alberi, - in modo che potevi anticipare il momento fatidico e magari mettere tra te e l'ingresso spalancato del negoziato, tutte le persone che nel budello passeggiano.
Voilete sapere che cosa ti terrorizzava al punto da voler scappare? Il negoziato era di per sé innocuo, vendeva stoffe, tovaglie, pizzi e biancheria per la casa (anche se a te appariva polverosa e vecchia, quasi rubata - immaginavi - portata via dalle case delle persone appena morte). Però davanti all'entrata, c'era una sedia - e su questa sedia, una bambola, grande come un bambino piccolino, tutta vestita di pizzi. Las bambola aveva occhi pungenti e ti guardava, ti aspettava, ti cercava... ti avrebbe rapito dentro al negozio.
(Questa cosa paurosa non l'hai mai raccontata ai tuoi genitori).

Senza saperlo, eri appena entrato nella  'Uncanny Valley'.








La Uncanny Valley è una ipotesi filosofica presentata dallo studioso di robotica Masahiro Mori nel 1970.
La valle si scopre risolvendola in un grafico. In base a osservazioni eseguite su un campione, il ricercatore  ha visto che, man mano che i robot assumono aspetto   umano, diventano graditi e accettati dagli umani; ma questo gradimento di interrompe quando la somiglianza supera una certa soglia e diventa 'troppo somigliante', per cui crea disagio, perturbamento... e la linea del gradimento precipita bruscamente: avatar, robot antropomorfi sperimentali, volti 'strani' (con dettagli subliminali o strane immobilità), finiscono col farci orrore, ribrezzo, ci ispirano solo repulsione. Siamo nel bel mezzo profondo della valle.
Poi, man mano il gradimento risale, nella direzione che ci porta verso gli esseri umani vivi e in generale verso la vita biologica: un umano sano, adulto e attraente ci suscita il gradimento maggiore.
Il gradimento si trova sull'asse verticale, cioè l'asse delle ordinate (lettera y), mentre il livello di somiglianza si trova sull'asse orizzontale, delle ascisse (lettera x).







Un robot industriale piace meno di un automa antropomorfo, che piace di più di una bambola di pezza; ma il robot antropomorfo smette di essere gradito se il suo aspetto risulta allo stesso tempo così umano da essere quasi indistinguibile, ma pur continuando a essere evidentemente artificiale. In fondo alla valle, ci sono corpi morti, inanimati e zombi. Nella valle ci sono anche bambole, naturalmente, per esempio quelle con la testa di porcellana, come la tua immaginata persecutrice al mare. Questi sono solo esempi. Ma la teoria è comunque utilizzata come linea di orientamento dai costruttori di robot antropomorfi (non a caso è stata immaginata in Giappone). Anche se non ci sono prove definitive, né per accettarla, né per rigettarla. Rimane comunque una valida bussola.

C'è un esempio particolarmente... perturbante di che cosa sia in concreto la 'valle perturbante', che assomiglia molto alla 'valle oscura' nella quale tutti noi ci troviamo a vivere - se diamo retta ai profeti biblici. L'esempio, riguarda non caso ancora una storia, che riassumi in breve: nell'estate 2018, a Torino ci fu l'apertura di una casa d'appuntamenti con bambole di silicone. Non importa se aprì sul serio o se si tratto solo di una leggenda metropolitana.  La sola idea scatenò una confusione di reazioniopinioni, passaparola e racconti fantasiosi: alcune delle bambole - che si chiamavano Lumidolls-  a quanto pare, parlavano. Gli articoli on line raccontavano visite a questa casa di appuntamenti, situata in una misteriosa via torinese. Parlavano di 'bordelli' e di 'notizie curiose'. (Naturalmente, qualsiasi discorso su una ulteriore dimensione di sfruttamento e di annullamento della persona-donna, non veniva nemmeno sfiorato).


Avevi trovato uno stralcio - ora non ricordi dove - che era molto eloquente, a proposito dell'atteggiamento tipico della 'Uncanny Valley . Riportava questa opinione di commento: "ma io mi domando, che sensazione tattile possano dare questi pupazzi, non è come palpare plastica molle? Voglio dire, devi essere un bel po' scentrato per apprezzare il 'sesso' con questi pupazzi. Cioè, i giocattoli erotici mi piacciono, ma qui faccio fatica a coglire la dimensione ludica e mi sembra che si sia agli inizi della cosiddetta 'uncanny valley' ". Appunto.

Ci sono molte ricerche e speculazioni che hanno l'obiettivo di precisare meglio la Uncanny Valley. 
Il concetto è eminentemente socio-culturale

Di fatto, nel grafico della 'valle perturbante', possono entrare molti 'personaggi', che vanno ad abitare questa landa. Ogni popolazione, ogni cultura, ogni società, ha la sua specifica valle, anche se - è vero - molte hanno tantissimi tratti in comune.  Nella valle possono entrare anche persone vive ma con menomazioni, segni di malattie, oppure con comportamenti troppo strani e anaffettivi. Possono naturalmente entrarci esseri immaginari, ad esempio moltissimi personaggi di tanti film di animazione rientrano a buon diritto tra gli abitanti della valle - proprio perché hanno aspetto umano, ma che appare lievemente, subliminalmente, slittato rispetto all'aspetto di un umano vivo, c'è uno scarto quasi impercettibile che suscita domande, inquietudine e probabilmente stimola reazioni di rifiuto, di allontanamento. 

Secondo te, nella valle, possono entrare anche gli ibridi, anche gli animali, specialmente quando sembrano comportarsi come umani - o quando appaiono in grado di eseguire comportamenti che noi reputiamo 'all'altezza' degli esseri umani - qualunque cosa questo possa significare. Gli animali, specialmente quando fanno scivolare in una fluida indeterminatezza la tipicità umana, rendendola quello che è davvero, cioè solo una espressione vivente tra migliaia di altre espressioni, diventano gli abitanti assoluti della Uncanny Valley. 

La sensazione di disagio si configura come una sfida: la tentazione è quella di giocare col fuoco, vedere fin quanto in là ci si può sporgere sul ciglio della valle, prima di cadere. Con gli abitanti della valle, ci si può anche sfidare, oppure possono venire esorcizzati dimostrando che sono innocui e incapaci di procurare danno; o che possiamo governarli, distruggerli, controllarli. Gli oggetti Uncanny possono anche essere strumenti di gioco, di scherzo, per ludiche messe in scena, che non fanno che riconfermare la differenza tra umano e altro, tra vivo e artificiale. 
Tutti gli abitanti della valle, sembra, mettono in discussione la identità umana. Che è l'impalcatura della nostra intera società, che si basa sull'idea - mitica - della esclusività umana. Perciò non sempre sono bene accetti - anzi, forse non sono quasi mai accettati, anche se possono venire tollerati, se hanno qualche utilità.  
Ti appare evidente, insomma, che la Uncanny Valley, esplicita molto bene l'atteggiamento utilitaristico che permea la nostra società, dove tutto ciò che è vivo appare prezioso solo in quanto spendibile, consumabile, assimilabile a una risorsa, meglio se intercambiabile.  Potrebbe andare di pari passo alla prassi di 'animalizzazione' (che la mossa antropocentrica e specista attuata per relegare gli indesiderati oltre la soglia delle specificità umane) ? Diciamo, che è una tua proposta, tutta da verificare. Ma speri che sia comunque suggestiva.

La Valle è anche motivo di spettacolo, di gioco artistico. Ecco un esempio, eccelso.



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