Futuro liquefatto. Il tempo e l'acqua di Andri Snær Magnason

 


Perché, l'acqua? Per prima cosa, ti verrebbe da rispondere: perché l'acqua porta la vita.

Magnason, scrive che "nei prossimi cento anni si verificheranno dei cambiamenti fondamentali nelle caratteristiche dell'acqua del nostro pianeta. Ecco perché è "il tempo dell'acqua" (e il nostro futuro ha buone probabilità di essere liquefatto, aggiungi tu).




Quando l'altro giorno hai scritto dei libri che raccontano l'emergenza climatica, hai tralasciato proprio questo. In modo del tutto inspiegabile, perché è senz'altro - tra quelli segnalati - uno dei più potenti.

Quello che vediamo ormai ogni giorno - a meno che non si voglia non vedere - è che "gli elementi fondamentali della Terra [...] si stanno modificando al ritmo dell'uomo": migliaia di anni concentrati in appena 100 anni. Ed ecco un punto-chiave: "è una velocità che ha la forza del mito: non solo coinvolge ogni forma di vita sulla Terra, ma è il fondamento stesso di ciò che pensiamo, scegliamo, produciamo e crediamo". Riguarda tutti noi, tutte le persone che conosciamo e che amiamo. "I cambiamenti che abbiamo davanti sono molto più grandi di quelli cui la nostra mente è abituata, più impegnativi di qualsiasi esperienza precedente, più complessi del nostro linguaggio [...]".


Scrive, Magnason, in queste prime due, tre paginette esplosive, deflagranti: "quando un sistema crolla, il linguaggio perde ogni presa sul reale, [...]le parole [...] restano sospese nel vuoto [...] da un giorno all'altro."  "Gli scienziati hanno messo a rilievo che il sistema Terra, il fondamento stesso di ogni forma di vita, è al collasso. Le principali ideologie del XX secolo erano basate sul presupposto che la natura fosse un giacimento inesauribile di materie prime a basso costo". Questa forma di ignoranza epistemologica, forse intrinseca nella limitatezza dei nostri sensi che filtrano la realtà e ce la fanno riportare tutta necessariamente a una limitata ma per noi comprensibile scala umana, con le sue minuscole unità di misura - ci ha impedito di percepire la finitezza del sistema planetario e ce lo ha fatto considerare - paradossalmente! - infinito, perché i suoi cambiamenti avvenivano su scale talmente immense da risultare per noi invisibili e immobili. "Con quali parole potremo descrivere una questione di tale portata". "Quale ideologia potrebbe abbracciare eventi come questi?". Verrebbe da dire - anche alla prova dei fatti: forse, nessuna. 

Le storie fino a qui, i vecchi miti, le ideologie più praticate sono diventate inutili, se non dannose, ai fini della sopravvivenza stessa - nostra, umana E di ogni altra forma di vita - ché, una delle cose che dovremo sbrigarci a pensare e praticare sarà proprio il vederci, considerarci e viverci insieme CON tutti gli altri viventi,  invece che separati.


Eppure, girando intorno a questo immenso sistema, la cui globale interezza non possiamo vedere se non attraverso i suoi effetti - Magnason scrive - vediamo che le vecchia parole sono strette e per descrivere questa realtà, posso appunto solamente girarci intorno. "Devo scrivere di queste cose senza scriverne, devo retrocedere per avanzare". Il concetto del 'passo indietro' , una non invasione utile alla visione e alla comprensione - ti sembra tra l'altro uno dei più efficaci dell'intero libro - e ne ricordi di simili anche in altri settori, in modo del tutto slegato, alla insegna a della serendipità assoluta. 


Tranquilli: il libro non è un trattato ostico, ma piuttosto è un bellissimo viaggio, dove tu farai la conoscenza di persone e idee aperte su un futuro che comunque rimane molto impensierito.


Magnason - che dice ancora che "il genere umano ha conservato poche delle sue antiche concezioni dell'universo", sottintendendo probabilmente che dovrà trovarne di nuove e si assume questo compito esplorativo - si pone e ci pone molte domande, a fronte di fatti concreti, di eventi reali, di storie del passato e di prospettive del futuro.


Una partenza: la società dei consumi ha creato una serie illimitata di bisogni, che da soli sostengono le attività produttive o estrattive (in qualsiasi modo concepibile) di materie prime. L'ideologia è quella del consumo che può - e deve - crescere all'infinito. Solo oggi cominciamo a prendere coscienza che non può ovviamente essere così - ma tuttora non riusciamo ad accettarlo. Ma è quindi una ideologia da abbandonare. La storia va ri-narrata, poiché il mito del progresso illimitato sembra non essere più aderire alla realtà delle cose - se mai vi ha aderito.

Va ri-narrata, con quali parole? "Che parole possiamo usare noi per l'aria che respiriamo [...] per il futuro del mare [...]." "Per parlare della Terra dobbiamo usare le parole della scienza, delle emozioni, della statistica o della fede?" . O della politica, magari. Le domande si accumulano e non trovano davvero delle risposte - forse anche perché non le si vuole trovare. O forse anche perché una risposta univoca, esclusiva, non può esistere.

Il tentativo di comprensione che Magnason porta avanti, a questo punto del libro è solamente all'inizio: lo porta avanti con grande passione e impegno, con racconti che non potrai ignorare, a proposito della evidenza di certi fenomeni e della loro inevitabilità. Le storie sono necessarie, perché i numeri non li comprendiamo e perché le scale sovrumane ci annichiliscono nell'apatia.

Riscaldamento globale. Acidificazione, Olocausto. Sono parole nuove, con usi nuovi - che non 'sentiamo', per ora. Ci vorrebbe tempo per sentirle - ma il tempo non c'è. Infatti, l'acidificazione - per esempio - nei prossimi cento anni crollerà verticalmente. Cento anni a noi sembrano un numero congruo, ma su scala terrestre sono improvvisi come una esplosione. "Sono parole vaste e profonde come tutto il mare di tutto il futuro" e di tutti i pesci che lo hanno popolato, che lo popolano e che lo popoleranno, ciascuno di loro e tutti insieme.

 A un certo punto, Magnason ti racconta della Sacra Mucca di brina Auðhumla e la collega - in modi che son tutti da leggere - ai monti della Himalaya. Si tratta di un racconto ricco di risonanze, un racconto mitologico delle origini. Occorre qualcosa di simile, anche per noi, oggi? Ti chiedi, insieme all'autore. Forse non nel senso che dobbiamo reinventare una mitologia per spiegare la cosmogonia. Credi in effetti che ci siano già abbastanza elementi 'mitologici' - nel senso di immaginifici - nelle teorie della fisica attuale - tutto quello che significa 'il vuoto', per esempio. Ma nel senso di racconti per comprendere i nessi tra i viventi, la loro origine e i perché della loro presenza sulla Terra, proprio qui, proprio adesso, proprio così, mentre allo stesso tempo scorrono e si avvicendano. Forse i pre-socratici - in Occidente; in Oriente dovremmo cercare altri riferimenti  - avevano più ragioni di Platone.

Ma nel senso - magari - di creare, immaginare, e raccontare storie che diano nuovi sensi e significati al nostro essere qui - che ci aiutino, però, soprattutto, a metterci di lato, a rituffarci senza ritrosia nell'insieme fluido di commistioni viventi che ricoprono tutto questo pianeta. Che ci facilitino la comprensione del fatto che questo è un tempo mitico, in un certo senso sovrumano - che richiede da parte nostra sforzi sovrumani, per motivi sovrumani.

A un certo punto, Magnason parla anche dei canti delle megattere. . Ecco, tu pensi che sia questo il genere di eventi su cui immaginare nuove visioni - perché questi canti son di per sé mitologici, e affondano così tanto indietro nel tempo. Qualcosa si sovrumano - ma, meglio di extra-umano, di altrumano - che ci rimetta in connessione con le balene, coi polpi, con le api...

C'è tantissimo, nel libro, ci sono anche le preghiere per la madre Terra; c'è il mito terrificante del fuoco che brucia da secoli e che riscalda il pianeta intero - il fuoco del nostro petrolio. 

Eravamo poveri, ci scrive Magnason, ma ci siamo così tanto sporti sul consumo, da produrre sprechi e rifiuti, "in un sistema in cui gran parte di ciò che creiamo, pensiamo e facciamo, finisce in spazzatura o bruciato come combustibile"

"Ma la spazzatura è innanzitutto il simbolo della nostra mancanza di rispetto per la Terra, di quanto ci siamo allontanati dai cicli naturali della vita". Se ci pensi, solo con gli umani sono apparsi i rifiuti, le cose che disgustano e che vanno eliminate. "Gli scarti e gli animali morti sono sempre stati un nutrimento per le altre specie; noi siamo la prima a produrre rifiuti tossici, inutilizzabili, in conflitto con la natura.". Nello stesso ordine di idee, rientra il rifiuto esorcistico verso la morte, che di per sé è un processo. Forse, della morte, non accettiamo il fatto che la nostra coscienza da un momento all'altro si diluirà in un chissàdove e a noi sembra di perdere tutto, la coscienza rotolerà via insieme con i sassi, l'acqua e tutto quanto, "trascinato nel corso diurno della Terra, con rocce, pietre e alberi", come scrive William Wordsworth - così come ci riporta John Coetzee, in una intervista (su 'domano', martedì 6 ottobre 2020): per lui "l'intelligibilità, o l'intelligenza è intrinseca nell'universo [...]per esserci, l'universo non potrebbe farne a meno (sì, anche senza più alcun essere vivente).

Però, non allontanarti così tanto dal libro.

"C'è la guerra per le parole". "Sono le parole a creare la realtà: per qualsiasi sistema di potere è fondamentale possedere le parole e i mezzi di comunicazione per farle circolare". Ancora oggi, disgraziatamente, il potere si identifica e si sovrappone al consumo, alla sua crescita, alla sua diffusione ovunque - anche se un ovunque, un altrove fisico, geografico, ormai non esiste più.

"Le generazioni future chiederanno che genere di priorità avessero gli sventurati che governavano il nostro pianeta, quando hanno deciso di sacrificare le barriere coralline" (per esempio). Ma non ci sono leggi che condannino chi ha rubato il futuro concreto alle generazioni di là da venire.

"Asfalto, strati di plastica, coltivazioni intensive, montagne di rifiuti e batterie di polli". "Questi sono i segni lasciati da una specie di primate che ha aperto le nere vene della crosta terrestre e per qualche centinaio di anni ha proliferato [...] per poi scomparire [...]". Nel frattempo, ciascuno di noi - dal momento, credi, che non se ne può scappare - si abitua a qualsiasi novità deleteria. 

"Bisogna ripensare il mondo e bisogna farlo in fretta", più in fretta di come stiamo - forse - facendo ora.  Siamo verso le conclusioni del libro - che è molto di più di quel che hai scritto tu, riportando solamente i passaggi che più ti avevano sorpreso durante una prima lettura. Le considerazioni che se ne generano possono di certo essere tantissime, alcune possono contraddirsi tra loro, ma è molto importante esporle tutte, in una sorta di tavola illustrata, per vedere proprio tutto quello che c'è da vedere - e che dobbiamo vedere, che ci piaccia o meno. Magnason è il primo che prova a effettuare questo ripensamento, esplora varie strade - molte partono dai ricordi personali o dei suoi famigliari; altri li ripesca dalla storia; altri son del tutto nuovi, oppure respirano tracce di suggestioni che sono nell'aria.


Il tempo e l'acqua

Andri Snær Magnason

2020 Iperborea

traduzione dall'islandese di Silvia Cosimini

pag.333

€ 19.50

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