Lo Xenomorfo è arrivato sulle nostre tavole - letteralmente - poco più di quaranta anni fa. Stavi per perdere il 40mo anniversario dell'uscita del film! Meglio tardi che mai, perché hai avuto l'occasione di trovare una chicca davvero intrigante dal punto di vista filmico e da cui si possono fare alcune brevi riflessioni sul Alien, un po' inusuali - o almeno credi.
Che Alien sia la creatura aliena che - portata a bordo per errore su un cargo spaziale - sterminava tutto l'equipaggio meno due (una donna e un gatto) dovrebbero saperlo anche quelli che non hanno mai visto il film. Alien è diventato una icona vera e propria, è riconoscibile anche in contesti estranei alle atmosfere cupe dei film. Alien 'funziona' ovunque. Se leggete qui, comunque, potete rinfrescare la memoria sulle cose basilari.
In questo modo, potrete apprezzare meglio il regalo che la 20th Century Fox ha pensato per festeggiare i suoi primi 40 anni. Con la piattaforma on line Tongal, ha pubblicato sul canale YouTube di IGN, sei cortometraggi, diretti da sei registi esordienti, scelti tra una rosa di ben 550 corti inviati alla casa di produzione californiana. Una operazione molto interessante proprio dal punto di vista del cinema, perché ha permesso a sei registi giovani di affacciarsi al mondo del cinema con il loro contributo a un universo filmico davvero seminale, come quello di Alien.
I titoli dei sei cortometraggi sono Alone, Containment, Harvest, Night Shift, Ore e Specimen, rispettivamente diretti da Noah Miller, Chris Reading, Benjamin Howdeshell, Aidan Breznick, le sorelle Spear e Kelsey Taylor. Si rifanno tutti, essenzialmente, alle atmosfere e all'immaginario del primo film - con risultati ovviamente diversi e con alcune scelte e soluzioni piuttosto sorprendenti - che danno nuovi punti di vista al rapporto degli umani con lo xenmorfo.
Cercateveli su Youtube, se scrivete 'Alien 4'th Anniversary', li trovate tutti. Secondo te, rimarrete inghiottiti dentro l'universo dello xenomorfo e dei suoi disperati antagonisti umani.
Proprio qui sta il fascino - morboso? perverso? - di Alien: la sua invincibilità, la sua velocità, la sua 'purezza' (per citare uno dei primi personaggi), la sua mancanza di qualsiasi considerazione etica.
Per altro, a te sembra che in fondo, possa anche assomigliare in questo a molti umani, specialmente tutti quelli che vivono divorati dalle ambizioni del profitto.
Una seconda causa di incantamento, ha invece più a che fare con la sua biologicità - che dovrebbe risultarci evidentissima, dopo tutto un anno trascorso a temere un contagio. Siamo attratti e allo stesso tempo inorriditi dalla sua estrema invalidità, contro la quale non esiste nulla che possa fermarla. Alien equivale a contagio, infetta senza errore e senza scampo tutti gli umani che incontra: restano solo la fuga e il sospetto reciproco, perché chiunque può essere già contagiato e non lo sa - lo scoprirà solo alla fine, in punto di morte, quando sarà troppo tardi.
Le estreme metamorfosi di Alien - che sembra anche essere meccanico, tecnologico, oltre che solamente biologico - lo rendono imprendibile. Alien è essenzialmente rimescolamento, contagio, contaminazione, ingravidamento, promiscuità, fusione, compenetrazione. La sua attività - infaticabile incessante, repentina, frenetica - si realizza con la contaminazione dei liquidi biologici, sia di quelli degli umani suoi ospiti, che dei suoi, incistati in nuovi corpi, per trasformarsi in qualcosa d'altro, nuovo e diverso rispetto ai primi corpi contaminati.
Ma, se vi fermate un po' a pensarci, non vi sembra che queste siano anche le caratteristiche della vita in sé? Della vita, cioè, per lo meno, come stiamo imparando adesso che sia: una attività che brulica costantemente e che prolifera grazie alle rispettive contaminazioni, con soluzioni che non tralasciano alcun sistema di trasmissione, di contaminazione, di trasferimento. E dove gli errori sono la base di ripartenza per nuova vita. La resilienza della vita è estrema e non considera le esistenze individuali, che vengono sempre re-inglobate.
Infine, Alien - come il virus - ci fa ricordare che anche noi, individui della specie H.Sapiens, possiamo essere anche prede, così come eravamo fino a poche migliaia - o forse persino centinaia - di anni fa. Un niente, insomma. Ci ricorda che il guscio tecnologico attraverso cui ormai filtriamo ogni aspetto della vita, è poco più di una patina più sottile di una pennellata di vertigine, sull'immensa superficie degli eventi biologici su questo pianeta.
Al punto che - per ritornare a quanto scritto più sopra .- l'essere (ridiventati) prede ha poca o nulla importanza dalla prospettiva lunghissima della vita di per sé. Chi è preda e diventa nutrimento, tornerà presto a essere singolo vivente che trasforma il suo ambiente mentre ne viene trasformato. Solo questo dovrebbe bastare per buttare via per sempre - finalmente - il nostro inconcepibile antropocentrico.
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