Teodora Mastrotaro sta sconvolgendo tutti. E sarebbe ora che li sconvolgesse ancor di più.
Nel senso che il suo libro di poesia, Legati i maiali, appena uscito per Marco Saya Edizioni, dovrebbe invadere le librerie e quindi le menti dei lettori amanti della poesia e degli animali. Forse non si diventa vegetariani se le macellerie son di vetro, ma magari se si sentono i suoni e si annusano gli odori che da quelle provengono - odori e suoni che Mastrototaro 'canta' denudandoli nei suoi versi - si comincia a cambiare idea sul mangiar carne plutarchiano.
Del libro, che hai letto come un assetato beve l'acqua nell'oasi - cioè, molto velocemente e molto concentrato - hai parlato già, in questo post che trovate qui. Proprio qui sotto, diresti dietro l'angolo.
Perciò, è stato per te molto importante metterti in contatto con lei, per scoprirne le idee, i pensieri, per sentire direttamente da lei come vanno le cose fuori e dentro alla poesia, quando si ha a che fare con gli altri animali.
Il risultato, potete leggerlo qui sotto, senza altri tuoi interventi.
1) L'urgenza di scrivere Legati i maiali è diventata incontenibile quando l’empatia nei confronti degli animali è diventata qualcosa di più: scelte, azioni, fughe dall'ordinario accettato. Ho sempre avvertito un forte legame con gli animali, fin da bambina. Ricordo che nel quartiere ero soprannominata “la ragazza dei cani” perché non mi facevo scappare un randagio. Cibo, cure veterinarie, stallo in casa per chi ne aveva bisogno. Questo mio amore, però, che definirei immaturo perché non guardava ancora a 360 gradi la sofferenza animale, mi ha portato anche ad avere atteggiamenti sbagliati. Pesci dentro le bocce, uccellini in gabbia, tartarughe d’acqua e tanti tanti altri animali. Fortunatamente la mia vita è cambiata perché io sono cambiata e il mio amore per gli animali è diventato soprattutto rispetto per tutti loro, per la loro vita e per la loro dignità. Sono diventata vegana. Tutto questo è stato un percorso di coscienza che è diventato grida, urla, gemiti, versi, grazie allo studio e all’attivismo questo strazio ho iniziato ad ascoltarlo e a sentirlo sulla pelle ed è questo che ho cercato di fissare nel libro, e infatti come dico sempre, questo è un libro da ascoltare. Mi dici che hai avuto l’impressione che io abbia patito le mie stesse parole, sì, hai ragione, è così. Ho avvertito claustrofobia ed angoscia, e ho avvertito fisicamente uno stato di costrizione imparagonabile con quello degli animali ma l’ho percepito tanto da voler scappare. Ti racconto questo aneddoto. Una notte non riuscivo a dormire, ero nel pieno del mio cambiamento. Mi trovavo nel letto, sotto le coperte, ero al sicuro. All’improvviso mia madre accende la luce del corridoio e le spegne, in quell’attimo sono stata presa da una sensazione di angoscia, mi sono sentita una gallina sottoposta a muta forzata e ti assicuro che quell’attimo è stato uno dei tanti che mi ha segnato la vita. Lungi da me anche solo pensare di poter capire cosa prova un animale sfruttato ma quelle sensazioni ho cercato di trasformarle in parole ecco perché sì, avverto fisicamente ciò che ho scritto. Ho sempre avuto un rapporto molto carnale con la poesia, come una seconda pelle, e in particolar modo con Legati i maiali. Questo mio libro non farà terminare la sofferenza animale ma spero possa essere uno spazio dove il grido degli animali riesca ad espandersi, oltre quelle mura sempre troppo spesse, quelle dei mattatoi. Vorrei che Legati i maiali fosse uno strumento e quando mi hanno detto “Ho letto il libro, ho smesso di mangiare carne” ho cominciato a pensare ciò che ho sempre sperato, che questo strumento in versi potesse fendere. Il libro ha anche un aspetto simbolico, quello del rendere degni di sepoltura altri esseri viventi che non sono reputati degni di lutto. “Esposti i corpi nel banco frigo:/ Bollo Sanitario, Peso Netto, Specie, Taglio, Lotto. / Nessun animale che sia degno di lutto.”
2) Ho notato molti giochi di parole, rimandi e agganci. Quali sono i tuoi riferimenti poetici? Chi sono i poeti per te più significativi e amati?
2) Custodisco gelosamente i miei primi quaderni come tutti gli altri, anche i più recenti. La gente conserva fotografie, io poesie. La gente si rivede nel volto e nell’età del passato, io nei versi che sono stati e che continuano ad essere. Una fotografia ci ricorda di aver vissuto, per me è la poesia, mi dice che c'è stato qualcosa più che certificare il solo fatto di esserci stata. Ovviamente non solo la poesia che scrivo ma anche quella che leggo, leggere per me è imprescindibile, ne va della qualità della vita. Poi sono una collezionista seriale di libri perché in ogni poeta si ritrova inevitabilmente qualcosa che fino ad allora non pensavi ti appartenesse. La conoscenza, la poesia è anche questo: conoscersi ma anche disconoscersi, fa parte del gioco. E i giocatori sono molti, da Jean Jenet a Silvia Plath, passando per Szymborska, Ingeborg Bachmann, Amelia Rosselli, Antonia Pozzi, e tante altre. Non ho un poeta di riferimento ma ho un diario di poesie che trascrivo, le pagine sono finite e allora io aggiungo fogli e foglietti. Il confronto con gli altri poeti è fondamentale, è inevitabile che ti rimanga qualcosa addosso. Mi piace leggere anche voci più contemporanee, più vicine al nostro presente, da Rosaria Lo Russo a Gabriele Frasca, ce ne anche tra i giovanissimi. La poesia continua il suo movimento, come la storia e i suoi cambiamenti che la poesia può riflettere, causare, oppure ne può essere soffocata. Ovviamente ho un tipo di poesia che preferisco, quella più di immagine perché per me “la poesia non solo dice ma inventa, ricostruisce”, ed è questa la ricerca che cerco di fare sulla parola e sul linguaggio, e la strada è ancora lunga. Ecco, percorrere le strade assieme agli altri, poeti e non, godere del paesaggio intorno durante il cammino.
3) La raccolta è densissima e coinvolgente. Sembra un lavoro lungo di molti anni. Come è nato? Come mai il libro è diviso in due parti? L'impressione mia è poi che la seconda parte in qualche modo, per stile e toni, confluisca nella prima parte.
3) Ci sono voluti sei anni di lavoro per arrivare a Legati i maiali per come lo hai potuto leggere. I tempi della poesia non sono quelli frenetici in cui viviamo e questo scarto temporale fa di questo mestiere una cella cancerogena del sistema. La poesia è, fortunatamente, sempre in perdita. È un dispendio e un dono. La poesia è parte della vita del poeta e, proprio come la vita, deve essere affrontata affinché nulla rimanga. Non mi interessa avere segreti. Il poeta deve consumarsi prima della sua dipartita.E Legati i maiali è stato un bel liberarsi di tanto, strati e strati di epidermide lasciati, assieme a quello che ero. Dopo un libro, siamo altri. Il libro infatti ha preso forma con il mio cambiamento e con il mio prendere atto del percorso antispecista. Il problema dello sfruttamento animale bisogna affrontarlo e affrontarlo è doloroso. Durante questi anni ho continuato a dedicarmi al teatro, alla poesia, ma queste poesie in particolare hanno sempre avuto una nicchia preferenziale dove continuavano ad esistere, non le ho mai lasciate. In principio ci fu Inumanimal, spettacolo che tematizza il viaggio nei carri bestiame. Uno spettacolo in cui lo spettatore è testimone e complice della schiavitù, dello stupro e dell'olocausto animale. Qui comparvero per la prima volta una parte dei testi che sono poi diventati Legati i maiali. Questo lavoro mi ha permesso per la prima volta di avvicinarmi a quella sofferenza incalcolabile ed inesprimibile. Così sono uscita dalla mia confort zone di usi, consumi e tradizioni. Io sono laureata in “Produzioni animali” quindi puoi capire quanto questo cambiamento sia stato radicale. Legati i maiali è le due facce di una stessa medaglia, la supremazia dell’essere umano verso gli animali non umani, per questo è diviso in due parti. Lo spartiacque sono due poesie una delle quali è “Sul tavolo dell’ufficio / bicchieri vuoti / come feti di vitelli / abbandonati.” che ci introduce dentro il mattatoio.
Nella prima parte del libro ci sono gli animali, nella seconda ci sono i lavoratori del mattatoio o degli allevamenti ma i protagonisti sono sempre gli animali che dentro quei luoghi di costrizione iniziano e terminano la loro esistenza. Il punto di vista si capovolge ed incrementa il focus principale che riguarda sempre questo dolore. Anche il linguaggio cambia come i dettagli. Nella seconda parte si afferma l’olocausto animale:
"Ci sono storie di bovini / che cercano di scappare / infilando la testa sotto le grate
rimanendo incastrati./ Ci sono poi storie / di liberazione degli animali / quando l'unico modo / per salvargli la vita / è mozzargli la testa / mentre sono lì / ancora in vita."
ho indossato i panni dei lavoratori per tornare nell’ingranaggio antropocentrico e dello sfruttamento ed è stato devastante tornare fuori dal muro, La poesia è esperienza e, per me, tutto il libro è stato e continua ad essere esperienza, forse per questo hai l’impressione che confluiscano le due parti. E comunque si, è tutto collegato, prima di essere macellato un animale viene allevato; un animale vien allevato per essere macellato, è solo una questione di stile per uno stesso fine: l'assassinio di massa.
4) Che cosa significano i testi in corsivo che si trovano in fondo ad alcune poesie? Come mai sono differenziati?
4) La poesia, per quanto mi riguarda, è influenzata dalle modalità di messinscena dei miei lavori teatrali. Traggo ispirazione dal teatro greco. Sono innamorata del Coro Greco, delle doppie voci, e tutto questo istintivamente lo riporto in poesia. È una poesia a più voci. Sono i sussurrati, i secondi pensieri che prendono forma, le risposte, quelle in corsivo, come nella poesia “Sottratta alla maternità” dove il cucciolo risponde alla madre. Quando leggo un testo lo immagino recitato, l’oralità in poesia è importante e, ovviamente, anche la scrittura a volte prende una forma diversa. Diventare la parola detta / letta, credo che questo sia importante.
5) Tu hai detto che 'poesia' deriva dal greco 'fare', è quindi una abilità tecnica. Che cosa fa, che cosa rappresenta la poesia nell'attivismo e nella pratica di mobilitazione per l'attenzione ai rapporti nuovi verso gli altri animali? Personalmente credo che la poesia sia efficace e potente, soprattutto in una attività umana come questa così nuova della attenzione verso gli altri animali. Quale è la tua opinione?
5) Le espressioni artistiche, dalla performance alla musica, dalla scrittura al teatro, sono mezzi importanti per la diffusione della sensibilità antispecista. Gli artisti devono impegnarsi in questa lotta – la lotta antispecista – partendo dal loro specifico linguaggio perché è nei linguaggi che va veicolata la causa antispecista e animale.L’attivismo artistico fa si che ogni soggettività possa portare nelle creazioni questa prospettiva di liberazione, con l’obiettivo di una trasformazione etica. Il messaggio veicolato dall’arte è e rimane una sfida al conformismo culturale e soprattutto è – e resta – un'urgenza. La poesia, certo, è un mezzo potente per veicolare un messaggio, per far giungere ad una riflessione perché può scuotere gli animi. Può essere attivismo, denuncia, impegno sociale, e questa rivoluzione passa anche dal linguaggio perché il linguaggio è un forte potere.
vaso di terracotta, raffigurante coro di personaggi |
Bella intervista
RispondiEliminale poesie sono speciali e coinvolgenti
EliminaComplimenti a Giovanni per le domande interessanti e ovviamente, nuovamente, a Teodora per il libro e queste belle risposte.
RispondiEliminacon Teodora ho avuto la fortuna di conocere una autentica artista e poetessa
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