No Pet cioè No Animale Domestico (che tu, per assonanza, proporresti anche come 'animaletto'). Così si intitola "Il docufilm che vuole contribuire a modificare la percezione attuale del fenomeno del randagismo. Propone uno stravolgimento d'immaginario attraverso riprese sul campo, musiche originali e interviste." (cosa si legge sulla sua pagina FB). Come hai già scritto, volevi assolutamente vederlo.
una scena di No Pet
Te lo sei procurato (è possibile ordinarlo, seguendo le modalità scritte nel post della sua pagina)e te lo sei visto, con attenzione e partecipazione. Perché? Perché le tue aspettative su questo lavoro di Davide Majocchi erano alte e puoi dire con certezza - e con sgomento per ciò che hai visto - che sono andate confermate.
Provi a scriverne qualche nota, con la raccomandazione che riprendi da Majocchi di non proiettare NoPet in pubblico e non diffonderlo sui social. Il motivo viene spiegato nel documentario alla fine. Il ricavato andrà in sostegno alla casa famiglia Lunacorre per animali in difficoltà e per la realizzazione della raccolta NoPet-storie.
Nelle immagini dei video, tratti da archivi storici, o pubblicità, o video pubblicati sui vari social, viene fuori una realtà alla quale è difficile credere - infatti, è inaccettabile. Eppure, le interviste a Michele Minunno, Fabio Santa Maria, Susan McHugh e Giuseppe Bucalo, la contestualizzano, la approfondiscono, ciascuno dal suo punto di vista, senza scampo.
Si comincia con una semplice carrellata di un corridoio di canile. A te, ha ricordato immediatamente il carcere di Guantanamo.
No Pet, inoltre, miscela momenti surreali e stranianti, a scene di forte impatto, a parole che fanno tanto riflettere.
Dopo che avrete visto No Pet, non guarderete più con gli stessi occhi alle vite dei cani - ma anche di molti altri animali, gatti, roditori, uccelli, rettili, pesci. Semplicemente, non potrete più farlo. Il motivo è che una visione totalmente - letteralmente - inaudita, sovversiva, avrà soppiantato l'illusione paternalistica, la fantasia di dominio e di cura. Gli umani hanno reso la vita degli animali dei quali cercano la presenza e la compagnia, a cui 'vogliono bene', come se fosse infinitamente finta, costruita, ne hanno fatto una trappola da cui non si evade, e hanno trasformato individui vivi in giocattoli e beni di consumo emotivo. Vi ricordate Blade Runner (o meglio Do Androids Dream), dove il possesso di un animale vero e vivo - una capra - è considerato un segno di elevato status sociale?
A te, per dire, certe manifestazioni di 'affetto', hanno suscitato - e suscitano, ormai - orrore. Non riesci più a sopportare che certe pratiche di 'schiacciamento' dell'individuo-cane siano ritenute dalla quasi totalità dei 'padroni' (sic), non solo normali, ma anche indice di affetto!
Invece che relazione, gli umani sembrano cercare sempre il dominio, il controllo, mascherato da 'relazione', 'educazione'. Si può allargare un concetto interessante che esprime Susan McHugh, che dice che i cani di razza sono 'metonimie' dei cani in generale: i cani sono sineddoche (un quasi sinonimo di 'metonimia', che indica la parte per il tutto) di tutti gli animali, nel senso che ogni pratica che facciamo agli altri animali è per prima più che rappresentata e realizzata - a livelli inimmaginabili - proprio nei cani. Non c'è più cane vero, vivo, presente. Ci sono fantasie sui cani, idee su come i cani dovrebbero comportarsi, vivere, persino desiderare. Ai cani non viene più lasciato il più microscopico degli spiragli per raggiungere la libertà.
Ma, in questo, l'amicizia, la relazione, la convivenza, la condivisione di un habitat comune ma allo stesso tempo distinto, dove sono? Scomparse. Dimenticate, Rinnegate. Le conseguenze per i cani sono terribili, mortali, spesso.
Sarebbe molto diverso se, come racconta Michele Minunno, ci ricordassimo che l'habitat che viviamo appartiene a loro tanto quanto a noi e che anzi loro lo considerano proprio, esattamente come facciamo noi; solo che noi invadiamo il loro spazio, glielo portiamo via, insieme con la loro libertà di potersi comportare e vivere come desiderano fare. La verità è che a noi, come vive e si comporta davvero un cane libero, non piace e forse - anche - spaventa (pensi alle riflessioni di un'altra persona che sta provando a ribaltare la realtà che vede insieme cane e umani: Veronica Papa).
Sarebbe molto diverso se, come è capitato a Michele Minunno - che lo racconta - si potessero incontrare cani liberi quando usciamo a fare due passi e loro scelgono se fare un pezzo di passeggiata insieme, oppure no, perché magari non ne hanno voglia o c'è qualcosa di più coinvolgente che stavano già facendo prima del nostro arrivo. E questa sarebbe l'essenza della vera amicizia, che è libera, ché l'amico si sceglie e si riconferma, in modo reciproco, ogni volta, ma soprattutto con la piena e consapevole libertà di poter dire di no - una volta ogni tanto. In fondo, rievocato da queste parole, anche tu hai il ricordo da bambino di aver 'visto', forse incontrato, cani 'randagi' - e per molto tempo hai creduto che la loro sparizione rappresenti un progresso per il loro bene.
Non ci sono scene (troppo) violente - se non si considera violenza la manipolazione mentale di qualcuno che è del tutto sottomesso e derubato di ogni chance di poter rifiutare, non parliamo di ribellarsi - ma tutte le scene tra una intervista e l'altra, a parte eccezioni bellissime - di scene di vita libera - ti hanno dato un senso di rifiuto e oppressione, in virtù delle parole degli intervistati, che le contestualizzano, che sollevano i veli di finzione, che eliminano le ideologie ipocrite che sono alla base di tutto il rapporto coi cani - cioè, come a noi piace pensare che sia. Sono scene soffocanti, scene di umiliazione, scene di oggettificazione. Le scene di libertà, invece, raccontano quello che sarebbe non solo giusto, ma anche naturale.
A un certo punto, nel finale, si torna a respirare, per un sollievo momentaneo che comunque non abolisce la realtà fin qui raccontata - grazie a una scena per te molto divertente, leggera e poetica, dove un cane randagio libero e un uccello di mare, stanno evidentemente giocando tra loro. Perché è evidente? Guardate il documentario, lo capirete immediatamente.
E dopo, non guarderete più umani e cani come prima.
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