Lungo tutto l'arco del 2018, avevi scritto una serie di post per 'rileggere' questo testo seminale, un pilastro dei movimenti animalisti-antispecisti.
Un'Eterna Treblinka è stato per te l'ingresso - infatti - nel mondo complesso delle persone che hanno cominciato a guardare agli altri animali in un modo mai davvero concepito o praticato fino a quel momento.
La giornata della Memoria è appena trascorsa e ti è venuta l'idea di 'fissarla' sul blog remoto proponendo i post tutti insieme, vicini vicini, per leggersi tutti insieme, se si è abbastanza entusiasti da volerlo fare.
Quindi, eccoli qui, tutti i post sul libro di Charles Patterson che -per primo - ha stabilito il parallelismo concettuale tra Olocausto e ecatombe animale (ecatombe:ecatómbe s. f. [dal gr. ἑκατόμβη, comp. di ἑκατόν «cento» e βοῦς «bove»]. – 1. Sacrificio di più vittime (anche non bovine) presso gli antichi Greci.
Ci tieni a dire che nei post originali hai scritto anche delle considerazioni di cornice che non riporti qui ma che inviti volentieri a leggere, perché secondo te spiegano molte cose - o magari le riunirai tutte insieme in un post!
Cominci dalla introduzione, firmata da Massimo Filippi.
Ci sono già importanti punti fermi, come il darwinismo, l'etologia, la paleoantropologia che - tutte insieme e con altre scienze - danno solida base alle critiche e agli avvertimenti contro la banalità del male di arendtiana definizione a cui "inevitabilmente conduce il dogma metafisico della separazione artificiale tra umani e non umani": proprio l'azione di critica e di elininazione di questo dogma scoprirai essere negli anni futuri al centro del pensiero nei libri di Filippi (sui quali ci saranno post apposta). Perché questo dogma, scrive Filippi per ora, "rende giustificabile non solo l'attuale misera condizione animale, ma anche l'altrettanto misera condizione umana".
La linea divisoria noi/loro è non solo artificiale, ma anche mobile e labile e ignobile: la sua oscillazione ha permesso il pensare e l'attuare cose come i lager e l'olocausto, perché ha reso possibile "per alcuni componenti della nostra specie di poter passare dall'uno all'altro dei due termini in gioco". Di diventare, cioè animale, condizione nella quale il gioco imposto dal dominio assoluto della ragione strumentale diviene letale, perché semsei dalla parte animale della linea, perdi individualità, diritti, protezioni, garanzie, tutele, sacralità; smetti di essere consumatore, diventi merce (le uniche due categorie in cui il sistema capitalistico divide tutto ciò che esiste. Ovviamente, per gli animali non umani l'unica possibilità data è quella di essere merce, a qualunque livello.
Questa oscillazione letale, non può non generare l'insicurezza globale delle esistenze di chiunque viva sul pianeta, controllato dalle ragioni del profitto.
Anche l'archetipico Olocausto fu un risultato del profitto e - scrive Filippi - "non è stato un evento unico e quindi irripetibile".
Se son vere le parole di Adorno, richiamate sia da Patterson che da Filippi, per le quali "Auschwitz inizia quando si guarda a un mattatoio e si pensa: sono soltanto animali", allora la condizione animale, per Filippi, ci richiama a una forte presa di coscienza, in quanto prodromo per una "nuova Treblinka universale".
Filippi chiude in modo sensazionale, citando il biologo Lee Silver (Princeton), teorico della "riprogenetica" (cioè la fusione in prospettiva delle tecnologie riproduttive e della ingegneria e manipolazione genetica, che permetterà azioni eugenetiche addirittura a livello individuale). Silver prevede un futuro quando l'umanità si dividerà Gen Rich e in Natural - divisione che passerà necessariamente dalla sfera consumistica del reddito e del potere di acquisto e di spesa. I Gen Rich renderanno se stessi geneticamente migliorati, finché "con il trascorrere del tempo, la distanza genetica tra la classe Natural e la classe Gen Rich, potrebbe diventare sempre più grande", fino a bloccare ogni ascesa sociale per i Natural. Infine, fino a far scendere i Natural sotto la linea oscillante del 'noi/loro', con conseguenze ben più ampie di quelle meramente sociali o economiche. Saranno due specie separate, "con nessuna opportunità di incrocio e con una specie di 'curiosità' gli uni per gli altri, come adesso accade per gli uomini e gli scimpanzè".
Sei d'accordo con Filippi che questo non è uno scenario desiderabile. Facile prevedere che tipo di curiosità avranno i Gen per i Natural: quella che "si ferma a farli impazzire negli zoo, al ridicolizzarli nei circhi e al torturarli nei laboratori biomedici".
Vitale è al più presto contrapporre una nuova etica sistemica, una visione biocentrica invece che tecnocentrica strumentale, che lega insieme sfruttamento animale e sfruttamento umano.
"Questo l'animalismo che ci propone Charles Patterson": che ha basi politiche che lo rendono la più profonda e radicale critica del sistema. Per cambiare rotta: altrimenti il futuro che ci aspetta sarà quello di vivere prigionieri dentro "una eterna Treblinka".
Un libro politico, dunque, fortemente militante. Un libro a tesi e estremamente lineare: che, alla maniera anglosassone raccoglie e racconta un numero considerevole di documenti storici, di testimonianze, di racconti, di ricostruzioni, di dati e di collegamenti, di citazioni e rimandi a libri, interviste, racconti, testimonianze, articoli di giornale, documenti pubblici, corrispondenze. Un lavoro da storico, per un libro a tesi.
Ha successo, in questa operazione, Charles Patterson? La sua operazione è efficace? Riesce a convincere il lettore della sua tesi, che mette in parallelo e in diretta consequenzialità l'Olocausto ebraico perpetrato dai nazisti - conchiuso nel tempo storico - e l'immenso olocausto animale perpretrato ogni giorno e mai terminato? Cattura il lettore nella suggestione nella celebre frase di Isaac Bashevis Singer, vera e propria scintilla per l'intero libro?
Questa strada - la 'bovinizzazione dell'America' , come la chiama Rifkin - iniziò addirittura a partire dal secondo viaggio di Cristoforo Colombo.
I coloni europei portarono nel Nuovo Mondo le loro pratiche di sfruttamento degli animali, i macelli inglesi e olandesi erano considerati "la meraviglia d'Europa".
Attraverso varie tappe, nel corso di circa tre secoli, si arriva alla celeberrima - o famigerata - Union Stockyard di Chicago, che univa le tecnologie del trasporto ferroviario a quelle della macellazione. Era una vera e propria città-macello (1865).
Rifkin, citato da Patterson, racconta la incredibile velocità della catena di montaggio per uccidere e smembrare migliaia su migliaia di animali. Racconta la crescita veloce di questa struttura e delle industrie e lavorazioni a contorno, per non lasciare di ogni animale entrato vivo, niente altro che uno spazio nullo, riempito solo dall'aria. Come capita per qualsiasi attività umana, anche questa non fa che crescere: cresce la richista di carne, cresce l'estensione dei macelli, cresce la quantità di animali sterminati. Voracità e cupidigia insaziabili governano tutto.
Nel 1905, in seguito a una inchiesta sanitaria, esce il romanzo "La Giungla", di Upton Sinclair: "rappresentò il primo sguardo sul mondo del mattatoio": recinti, binari, vagoni, gallerie, zone di abbattimento, zone di scarico. Gli operai macellatori sono ingranaggi di una macchina, ciascuno di loro svolge una e una sola azione, a velocità fulminea, intrappolato nei ritmi insostenibili della macchina. "Neppure la più piccola particella di materiale organico viene persa". La sofferenza del maiale non viene considerata:"sembrava che ci fosse qualcosa nel lavoro dei macelli che portava alla crudeltà e alla ferocia".
E oggi? Ti chiedi. Oggi è tutto uguale: l'unica differenza ha a che fare con le dimensioni (moltiplicate) e con la velocità (aumentata). Dolore, sofferenza, paura, crudeltà, ferocia, morte sono sempre le padrone di un sistema che inghiotte senza sosta animali, uomini, terra, acqua, aria...
A questo punto, Patterson estrae il jolly. Ci fa conoscere Henry Ford, il celebrato mito americano della catena di montaggio, della imprenditorialità USA, dell'auto per tutti. Lo stesso Ford scrisse nella sua autobiografia dal modesto, umile titolo "La mia vita, La mia opera", che l'idea della catena di montaggio gli venne per la prima volta visitando proprio il gigantesco macello di Chicago: "L'idea della catena di montaggio mi venne naturalmente guardando il carrello sopraelevato che veniva utilizzato nelle industrie della carne di Chicago per la lavorazione (sic) del manzo".
L'atto di uccidere viene neutralizzato, la macchina lascia all'uomo il mero ruolo di complice, obbligato a conformarsi al ritmo e alle esigenze richieste dalla stessa catena di montaggio.
L'intera storia industriale statunitense, basata sulla catena di montaggio - questo dispositivo di innovazione tecnologica e concettuale, che diventa dispositivo di controllo e metafora per narrare il progresso della civiltà stessa - viene utilizzata per la prima volta nei mattatoi.
A quanto pare, Henry Ford era filonazista e - oltre ad aver sviluppato il sistema della catena di montaggio che i tedeschi utilizzarono per uccidere gli ebrei - lanciò una immorale campagna antisemita che contribuì a favorire l'olocausto.
Dal suo giornale aziendale, Ford lanciò da un giorno all'altro una campagna di attacco agli ebrei. "Nazionalismo e pregiudizi erano parte integrante del sentimento collettivo". Ford e la sua campagna ebbero un tale successo da diventare punti di riferimento per gli antisemiti di tutto il mondo. La sua popolarità in Germania era enorme. "Hitler considerava Ford un camerata", addirittura "la mia fonte di ispirazione", come scrisse nel Mein Kampf.
In breve - ché nel libro la storia si snoda per più pagine: Ford aprì una filiale in Germania, la Ford Werke, che utilizzò schiavi al lavoro forzato e divenne fornitrice dei veicoli per l'esercito tedesco.
Dopo la guerra, la Ford Company aiutò la Ford Werke a riprendere la sua attività.
Il biopotere è la cifra distintiva del nazismo - un nazismo atemporale e per nulla scomparso. Perché - sembra scrivere Patterson - è già presente e integrato nella società capitalista, rappresentata nella sua essenza dal fordismo statunitense.
Ford, a sua volta, rientrava in un contesto culturale votato alla performance perennemente migliorabile, all'infinito: dalle tecniche zootecniche per modellare gli animali sulle macchine impiegate per allevarli, dominarli e ucciderli, ai tentativi di migliorare la popolazione, alla sterilizzazione forzata - e, in Germania, a forme di eutanasia e genocidio,
In Usa, la storia della eugentica è lunga e ha molte fasi, a partire da Francis Galton, cugino di Charles Darwin: Galton nel 1860 coniò la parola 'eugenetica'. Per proseguire coi lavori di selezione delle piante di Luther Burbank, fino alla creazione della American Breeders' Association, che unì allevatori e genetisti. La ABA organizzò il lavoro in quindici comitati per l'allevamento di vari animali da reddito. Infine, la creazione di un comitato sulla ereditarietà umana, o eugenetica, dette il via al movimento eugenetico americano. Il movimento voleva migliorare la razza umana attraverso incroci mirati, classificazioni delle razze e sterilizzazione forzata per le persone geneticamente anormali. Inoltre,ottennero leggi restrittive sull'immigrazione.
I membri dell'ABA lavoravano moltissimo, alternando esperimenti sui polli e manipolazione della riproduzione degli animali, a ricerche eugenetiche sul "ritardo mentale" e sulle caratteristiche genetiche degli immigrati dall'Europa meridionale e orientale.
Gli studi dell'Eugenics Record Office sulle cosiddette 'famiglie cacogeniche', rafforzarono la convinzione che i problemi sociali avessero una origine genetica. Questa riedizione del darwinismo sociale più implacabile - di per sé, una strumentale e grottesca deformazione della teoria darwiniana - influenzò sia le scienze sociali che le politiche sociali (controllo del crimine, istruzione, matrimonio, controllo delle nascite, alcolismo, ritardo mentale, poveri, sterilizzazione). L'eugentica aveva l'obbligo di controllare l'ereditarietà e di impedire la riproduzione di soggetti inferiori.
La sterilizzazione ebbe inizio alla fine del XIX secolo, con la castrazione prima e la vasectomia successivamente.
Alfred Ploetz fu il fondatore dell'eugenetica in Germania: si diffuse negli ambienti medici col nome di 'igiene razziale', cioè la "eliminazione pietosa" dei pazienti "non meritevoli di vita", dementi mentali senza scopo, che soffrono e gravano sia sui loro famigliari che sulla società. Una "zavorra umana", una "umanità difettosa". I medici arrivarono a respingere il giuramento di Ippocrate e ad apprezzare l'uso dei cadaveri degli "handicappati" per scopi didattici e di ricerca.
Il modello, erano comunque gli USA: nelle riviste tedesche di eugenetica, gli sviluppi americani erano continuamente riportati, a titolo di esempio da seguire.
Quando i nazisti salirono al potere, l'igiene razziale si era già affernata come ortodossia scientifica presso la comunità medica tedesca. Fu in questo contesto di potere e di pensiero che venne varata la Legge per la prevenzione delle malattie ereditarie, che imponeva la sterilizzazione di pazienti con disturbi mentali e fisici. Chi sceglieva i soggetti da sterilizzare? I 181 tribunali per la salute ereditari, istituiti dal governo nazista. Con il collegamento ai tribunali civili e l'obbligo di segnalazione imposto ai medici, era impossibile che sfuggissero casi al vaglio della sterilizzazione. L'obiettivo era di sterilizzare il 15% della popolazione tedesca.
Il messaggio eugenetico era propagandato usando ogni mezzo, con grande efficacia. L'Ufficio per la politica razziale nazionalsocialista arrivò a produrre dei film muti sulla sterilizzazione, che venivano proiettati nei cinematografi tedeschi. I malati erano definiti come 'creature', 'esseri', 'esistenze' , 'vite indegne di esser vissute', 'idioti', 'parodie umane'; o veniva o equiparati agli animali, o addirittura inferiori. Il popolo andava 'rieducato'.
La sinergia tra eugenetisti americani e scienziati tedeschi proseguì negli anni, con scambi reciproci e proficui di uomini, conoscenze, sostegni, propaganda.
Come i suoi omologhi americani, anche Himmler, capo delle SS e principale organizzatore dell'Olocausto, iniziò il suo viaggio nell'eugenetica partendo dall'allevamento degli animali. Lo sfruttamento degli animali - il controllo delle nascite, la selezione, la eliminazione, la macellazione - preparava la strada alle pratiche di genocidio umano.
Himmler decise di diventare anche un allevatore di esseri umani, una élite razziale basata sulle SS di razza pura, com maschi riproduttori e e femmine fattrici selezionate.
Prima di arrivare ai lager di sterminio, nel 1939, la campagna eugenetica segnò un'altra tappa: la eliminazione sistematica dei tedeschi con ritardi mentali, disturbi emotivi e infermità fisiche.
Vennero eliminati, in segreto e in modo sistematico, anziani, malati mentali, malati incurabili, bambini deformi e altri soggetti che richiedevano cure a lungo termine, che suscitavano repulsione, che si collocavano al più basso livello animale, per mezzo di camere a gas, iniezioni letali e altri strumenti (inedia, somministrazione di fenobarbitale, acido dietilbarbiturico, morfina, scopolamina, all'interno di ospedali, case di cura e manicomi). Nella logica nazista, sterilizzazione forzata, sterminio ed eutanasia erano connesse. Venne sperimentato anche il monossido di carbonio per la asfissia, usato prima su topi e ratti e poi su umani. Tutto questo era Aktion T4.
Enormemente osceno, T4, fu - in prospettiva - la prova generale e l'occasione per implementare - migliorate - le tecniche di gestione, eliminazione e smaltimento di ebrei, zingari e altri tipi umani (come gli omosessuali), all'interno dei lager di sterminio.
Nel capitolo 5, Patterson afferma: "Nel XX secolo, due moderne nazioni industrializzate - USA e Germania - hanno macellato milioni di esseri umani e miliardi di altri esseri viventi".
Secondo Patterson, il mattatoio industriale (made in USA) e la camera a gas (Hergestellt in Deutschland) sono le rispettive tecnologie fornite a questa pratica di sterminio.
Rapidità, efficienza, prassi fluida e sempre in movimento, una miscela di inganno, intimidazione, coercizione, forza fisica e rapidità. Le procedure di sterminio vengono serializzate in routine di impronta fordista, meccaniche, ripetitive, programmate, parcellizzate in microazioni (al limite, un unico gesto), il più possibile separate dalle altre e decontestualizzate, per nascondere all'operatore la dimensione morale del gesto che sta compiendo, per anestetizzare la sua capacità emotiva di empatizzare col corpo che deve uccidere, e che non è già più un indiviuduo riconoscibile come tale.
Ci sono rampe, imbuti, tunnel, percorsi obbligati, paratie, corridoi stretti, che si snodano anche per decine, centinaia di metri: sono gli strumenti escogitati per fiaccare la 'resistenza animale' delle creature allevate, internate, selezionate, condannate, creature "così perfette e così utili"
Anche Patterson cita Temple Grandin, che ha inventato la rampa e il convettore a doppio binario: la sua personale "macchina degli abbracci". In pratica meccanismi e apparati per far desistere da ogni residua volontà di resistenza gli animali in cammino sul percorso verso il macello, poiché creano l'illusione di protezione - il che è proprio ciò che animali sfiancati nel corpo e disorientati nella mente, desidererebbero di più; mentre invece subiscono l'estremo inganno. (E, perciò, non hai mai capito, né accettato, come la Grandin sia tanto apprezzata).
Naturalmente, non tutto fila liscio, perché non siamo effettivamente di fronte a oggetti, ma abbiamo davanti individui vivi, che coi loro corpi nudi gettano se stessi davanti agli occhi dei macellatori, agli occhi delle guardie, agli occhi dei becchini. Ci sono vecchi e deboli; ci sono bambini. Ci sono neonati. Ci sono persone/femmine incinta (umane e bovine o equine). Questi 'contrattempi' sono una delle preoccupazioni maggiori per gli amministratori dei macelli e dei lager: perché impattano con la forza della loro vita indifesa e nuova, contro la scorza apatica degli esecutori del genocidio. Escogitare tecniche e strumenti per attutire questo impatto è molto più difficile. E lascia segni, cictrici profonde nell'anima degli assasini, quell'anima che credevano di non avere più.
(Una delle tecniche è soprattutto di addestramento, si parla di 'uccisione umanitaria', per cui coloro che uccidono 'umanamente' spesso sostengono che le loro vittime soffrono poco o non soffrono affatto - così, Patterson. Questa confusione, dovrebbe aiutarli a sopportare i sensi di colpa e a rendere il proseguimento delle uccisioni più accettabile. Fa parte delle 'narrazioni' che gli aguzzini elaborano, per impedire la presa di coscienza degli esecutori materiali - che siano macellatori o soldati - dei consumatori e dei cittadini che vivono all'esterno della struttura di sterminio).
Patterson tira le fila a proposito della "crudeltà istituzionalizzata contro i deboli e gli indifesi" (e ti sembra che stia accadendo ancora, qui, ora, da noi). La visione nazista del mondo non è scomparsa dalla mente degli uomini. Si nutre di paura e non aspetta altro che le occasioni propizie per tornare a crescere, prendendo ogni spunto, fino a diventare ancora mostro enorme.
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